Come è ormai noto, il diabete si distingue in diabete di tipo 1 (detto anche diabete giovanile) e diabete di tipo 2 (detto anche mellito o alimentare).
Nel primo caso il pancreas non è in grado di produrre l'insulina, per cui il soggetto è costretto ad assumerla dall'esterno. E' detto anche "Diabete giovanile" in quanto più frequente tra soggetti molto giovani.
Nel secondo caso, invece, l'insulina è prodotta ma non risulta efficace nel regolare la quantità di glucosio nel sangue dando così IPERGLICEMIA. Il diabete mellito compare in età più avanzata è più strettamente legato ad una eccessiva alimentazione quindi spesso anche ad un peso eccessivo.
In entrambi i casi occorre seguire un'alimentazione equilibrata, infatti, una eccessiva introduzione di carboidrati, rispetto a quelle che sono le reali necessità, determina, una maggiore quantità di insulina da parte dell’organismo.
L'insulina è un ormone che oltre a mantenere bassa la glicemia favorisce la sintesi e quindi l'accumulo di trigliceridi, costituenti fondamentali della massa grassa. Quindi più insulina, più chili!
In questi casi una dieta appropriata può essere utile ad ottenere una buon controllo della glicemia e di conseguenza del peso corporeo.
Nel diabete, sia di tipo 1 che di tipo 2, è necessario contenere l’apporto di carboidrati riducendo al minimo gli zuccheri semplici ad assorbimento rapido (dolci, farine bianche, ecc).
Si devono preferire gli zuccheri ad assorbimento lento (l’amido), ed anche qui vanno fatte scelte mirate, scegliendo alimenti integrali. Poi se proprio si ha voglia di dolce meglio mangiarlo a fine pasto, perché la presenza di altre sostanze e spesso anche di fibre rende più lento l’assorbimento degli zuccheri semplici.
Se il diabete è associato ad un peso eccessivo è importante ricordare che il calo ponderale deve essere graduale, circa 2/3 kg al mese.
Ciò naturalmente è possibile riducendo l’apporto calorico, ma aumentando anche il dispendio energetico con l’abituale pratica di una moderata attività fisica quotidiana e quindi con l’adozione di uno stile di vita attivo : spostarsi a piedi o in bicicletta (per esempio evitare di utilizzare la macchina quando possibile).
Alimenti a basso indice glicemico sono: prodotti a base di frumento integrale (pane, pasta, ecc), riso integrale e riso selvatico, riso basmati integrale, riso venere integrale, cous cous integrale, farina di farro, segale, avena, kamut, grano saraceno e tritordeum.
Ancora: soia, lenticchie, ceci, fagioli secchi e fagiolini mentre fave secche e piselli hanno un indice glicemico appena più alto che per questo è definito "moderato.
Un basso indice glicemico è tipico di quasi tutta la verdura, così come la frutta secca oleosa (noci, mandorle, nocciole, anacardi, pinoli, ecc).
La frutta fresca invece richiede un po' più di attenzione: hanno un basso indice glicemico tutti i frutti rossi, comprese le fragole e le ciliegie,( ma queste ultime, si sa, una tira l'altra e finiscono per apportare troppe calorie), clementine, arance, pompelmo, albicocche, nespole, pesche, pesche noci, melograno, pere, mele.
Hanno un indice glicemico moderato: banane, uva, ananas, kiwi, litchi, mango, cachi.
Hanno indice glicemico elevato: banane mature, papaya, melone, castagne, anguria, e tutta la frutta in scatole sciroppata
Tra gli alimenti a più alto indice glicemico ricordiamo: tutti i tipi di dolciumi, pane bianco, pane e altri derivati del riso (es. gallette, biscotti, fiocchi, riso soffiato, latte di riso, ecc), riso a cottura rapida, pane al latte, crackers, maizena, fecola di patate, fette biscottate, corn flakes (sopratutto se zuccherati o al cioccolato) barbabietole cotte, patate lesse, al forno o peggio ancora fritte, patate in busta, bibite gassate, birra.
Un giusto equilibrio nutrizionale prevede la necessità di utilizzare prevalentemente grassi vegetali come l'olio extravergine d’oliva, di girasole spremuto a freddo, di sesamo o di lino in quanto ricchi di grassi mono e poliinsaturi.
Deve essere limitate la quantità di grassi saturi tipici di carne e derivati , latte e derivati e uova.
In conclusione ancora una volta dobbiamo fare riferimento alla Dieta Mediterranea, composta da alimenti semplici ma dall'elevato valore nutrizionale: legumi, cereali integrali, frutta e verdura di stagione.
L'Alfabeto Alimentare
Impariamo a riconoscere il buon cibo
lunedì 23 maggio 2016
martedì 21 ottobre 2014
MENOPAUSA E DIETA MEDITERRANEA
Non c'è niente da fare prima o poi tocca a tutte: la menopausa. Si tratta di un fenomeno assolutamente naturale e fisiologico che, rappresenta per tutte le donne, anche per le più equilibrate, un momento di difficile elaborazione. La perdita del ciclo mestruale è accompagnata, in genere da numerosi cambiamenti fisici che si riflettono naturalmente sulla psicologia della donna. Innanzitutto la perdita della fertilità e questo, in qualche modo, rappresenta il segno inderogabile dell'età che inesorabilmente avanza. Assecondare la menopausa e comprenderla nella sua fisiologia può aiutare a viverla più serenamente. Intanto dobbiamo tenere conto che ci sono anche dei vantaggi fisiologici: niente più perdite di sangue (causa in molte donne di anemia sideropenica), di minerali e di nutrienti organici che l'organismo deve integrare.
I sintomi sono vari, il primo tra tutti è l'irregolarità mestruale, a cui possono accompagnarsi vampate di calore improvvise, sudorazione, tachicardia, cefalea, capogiri, disturbi psico-affettivi (irritabilità, ansia, depressione), turbe della sessualità, disturbi urogenitali, formicolii o solleticamento, senso di debolezza, osteoporosi, dolori articolari e ritenzione idrica. Tutto ciò è dovuto ad una drastica riduzione di estrogeni ed una netta prevalenza di androgeni. A questo nuovo equilibrio ormonale è anche dovuto il frequente aumento di peso caratterizzato da una diversa distribuzione della massa grassa rispetto al passato.
Purtroppo la riduzione di estrogeni comporta un rallentamrnto del metabolismo ed il tessuto adiposo tende ad accumularsi in zone più tipicamente maschili: il tronco, le braccia, l'addome. Spesso compaiono anche scompensi metabolici quali innalzamento di colesterolo e trigliceridi, di glicemia, compare l'ipertensione e sopratutto l'osteoporosi.
L'alimentazione insieme al movimento può aiutare a ridurre tutti questi effetti, migliorando la qualità della vita. Come deve essere la dieta di una donna in menopausa? Ancora una volta può venirci in aiuto la dieta mediterranea caratterizzata da alimenti vegetali molto ricchi di ormoni con azione simile a quelli umani, ma solo nei benefici, stiamo parlando di "fitoormoni", e nello specifico di "fitoestrogeni" che in maniera sicuramente più graduale sostituiscono gli effetti degli estrogeni ormai presenti in quantità ridotte nel corpo femminile, a favore degli ormoni maschili.
Con la dieta mediterranea è possibile innanzitutto controllare l'aumento di peso, privilegiando alimenti integrali rispetto agli zuccheri e alle farine raffinate, ridurre i grassi animali, aumentando il consumo di prodotti vegetali perchè ricchi di fitoestrogeni. Esistono tre grandi gruppi chimici di fitoestrogeni: gli isoflavonoidi, tipici della soia, i lignani, di cui sono ricchissimi i semi di lino ma anche i cereali integrali e i legumi e infine gli indoli presenti nelle crucifere, cui appartengono cavoli e rape. Ad eccezione della soia ci ritroviamo ancora una volta a riproporre la dieta mediterranea.
Parliamo ora del problema dell'osteoporosi, che non è una malattia, bensì un evento fisiologico legato al passare del tempo che colpisce anche gli uomini anche se in misura molto minore rispetto alle donne. Noi siamo abituati a pensare alle ossa come a semplici strutture del nostro corpo invece la loro funzione è molto più articolata. Per esempio lo scheletro ha la funzione di regolare la concentrazione del calcio nel sangue, se ce ne fosse di meno o di più potremmo avere effetti a livello comportamentale perchè il calcio regola la funzionalità dei nervi e dei muscoli.
Se il livello di calcio diminuisce, le ossa compensano la carenza, se ce n'è in eccesso purtoppo non viene riassorbito dalle ossa ma viene eliminato dai reni. Così quando per esempio mangiamo molte proteine animali: carne, salumi, latte, formaggi il nostro sangue aumenta il suo livello di acidità, le ossa liberano calcio così da riequilibrare il tutto. Quindi contrariamente a quanto si pensava è un errore, sopratutto in menopausa abusare con i formaggi, perchè le loro proteine provocano una perdita di calcio dalle ossa.
Quindi ridurre al massimo le proteine animali a favore di quelle vegetali molto meno acide, quindi niente di meglio di un buon piatto di legumi e cereali per ridurre la perdita di calcio. Invece da dove possiamo assumere calcio: alimenti ricchi di calcio sono la frutta oleosa, sopratutto le mendorle come anche nocciole e noci, e i semi oleosi, in particolare i semi di sesamo e poi ancora, i legumi, sopratutto la soia, i broccoli, le cime di rapa e molti tipi di cavolo, vari frutti tra cui le olive e le prugne, il pesce, sopratutto quei pesciolini di cui si mangiano anche le lische.
Mentre da evitare sono alimenti che contengono sostanze che impediscono l'assorbimento di calcio come i polifosfati che troviamo nei formaggini, altri formaggi fusi, nel prosciutto cotto e varie carni e pietanze in scatola.
All'alimentazione è opportuno aggiungere un minimo di attività fisica. L'attività fisica ideale è camminare; 30 minuti di camminata a passo sostenuto, al giorno, riducono il rischio di malattie cardiache, riduce la pressione arteriosa e fa aumentare il colesterolo buono, l'HDL, riduce il rischio di tumori alla mammella e all'intestino e delle loro recidive, riduce lo stress e la tendenza alla depressione, migliora l'aspetto fisico e l'autostima, migliora il sonno, migliora la salute delle ossa (previene l'osteoporosi).
I sintomi sono vari, il primo tra tutti è l'irregolarità mestruale, a cui possono accompagnarsi vampate di calore improvvise, sudorazione, tachicardia, cefalea, capogiri, disturbi psico-affettivi (irritabilità, ansia, depressione), turbe della sessualità, disturbi urogenitali, formicolii o solleticamento, senso di debolezza, osteoporosi, dolori articolari e ritenzione idrica. Tutto ciò è dovuto ad una drastica riduzione di estrogeni ed una netta prevalenza di androgeni. A questo nuovo equilibrio ormonale è anche dovuto il frequente aumento di peso caratterizzato da una diversa distribuzione della massa grassa rispetto al passato.
Purtroppo la riduzione di estrogeni comporta un rallentamrnto del metabolismo ed il tessuto adiposo tende ad accumularsi in zone più tipicamente maschili: il tronco, le braccia, l'addome. Spesso compaiono anche scompensi metabolici quali innalzamento di colesterolo e trigliceridi, di glicemia, compare l'ipertensione e sopratutto l'osteoporosi.
L'alimentazione insieme al movimento può aiutare a ridurre tutti questi effetti, migliorando la qualità della vita. Come deve essere la dieta di una donna in menopausa? Ancora una volta può venirci in aiuto la dieta mediterranea caratterizzata da alimenti vegetali molto ricchi di ormoni con azione simile a quelli umani, ma solo nei benefici, stiamo parlando di "fitoormoni", e nello specifico di "fitoestrogeni" che in maniera sicuramente più graduale sostituiscono gli effetti degli estrogeni ormai presenti in quantità ridotte nel corpo femminile, a favore degli ormoni maschili.
Con la dieta mediterranea è possibile innanzitutto controllare l'aumento di peso, privilegiando alimenti integrali rispetto agli zuccheri e alle farine raffinate, ridurre i grassi animali, aumentando il consumo di prodotti vegetali perchè ricchi di fitoestrogeni. Esistono tre grandi gruppi chimici di fitoestrogeni: gli isoflavonoidi, tipici della soia, i lignani, di cui sono ricchissimi i semi di lino ma anche i cereali integrali e i legumi e infine gli indoli presenti nelle crucifere, cui appartengono cavoli e rape. Ad eccezione della soia ci ritroviamo ancora una volta a riproporre la dieta mediterranea.
Parliamo ora del problema dell'osteoporosi, che non è una malattia, bensì un evento fisiologico legato al passare del tempo che colpisce anche gli uomini anche se in misura molto minore rispetto alle donne. Noi siamo abituati a pensare alle ossa come a semplici strutture del nostro corpo invece la loro funzione è molto più articolata. Per esempio lo scheletro ha la funzione di regolare la concentrazione del calcio nel sangue, se ce ne fosse di meno o di più potremmo avere effetti a livello comportamentale perchè il calcio regola la funzionalità dei nervi e dei muscoli.
Se il livello di calcio diminuisce, le ossa compensano la carenza, se ce n'è in eccesso purtoppo non viene riassorbito dalle ossa ma viene eliminato dai reni. Così quando per esempio mangiamo molte proteine animali: carne, salumi, latte, formaggi il nostro sangue aumenta il suo livello di acidità, le ossa liberano calcio così da riequilibrare il tutto. Quindi contrariamente a quanto si pensava è un errore, sopratutto in menopausa abusare con i formaggi, perchè le loro proteine provocano una perdita di calcio dalle ossa.
Quindi ridurre al massimo le proteine animali a favore di quelle vegetali molto meno acide, quindi niente di meglio di un buon piatto di legumi e cereali per ridurre la perdita di calcio. Invece da dove possiamo assumere calcio: alimenti ricchi di calcio sono la frutta oleosa, sopratutto le mendorle come anche nocciole e noci, e i semi oleosi, in particolare i semi di sesamo e poi ancora, i legumi, sopratutto la soia, i broccoli, le cime di rapa e molti tipi di cavolo, vari frutti tra cui le olive e le prugne, il pesce, sopratutto quei pesciolini di cui si mangiano anche le lische.
Mentre da evitare sono alimenti che contengono sostanze che impediscono l'assorbimento di calcio come i polifosfati che troviamo nei formaggini, altri formaggi fusi, nel prosciutto cotto e varie carni e pietanze in scatola.
All'alimentazione è opportuno aggiungere un minimo di attività fisica. L'attività fisica ideale è camminare; 30 minuti di camminata a passo sostenuto, al giorno, riducono il rischio di malattie cardiache, riduce la pressione arteriosa e fa aumentare il colesterolo buono, l'HDL, riduce il rischio di tumori alla mammella e all'intestino e delle loro recidive, riduce lo stress e la tendenza alla depressione, migliora l'aspetto fisico e l'autostima, migliora il sonno, migliora la salute delle ossa (previene l'osteoporosi).
martedì 23 settembre 2014
L'ALIMENTAZIONE NELL'OVAIO MICROPOLICISTICO
La sindrome dell'ovaio micropolicistico è un problema molto diffuso sopratutto tra le donne di giovane età. E' una patologia di natura ormonale, che vede coinvolti non solo gli ormoni sessuali estrogeni e testosterone, ma anche l'insulina, l'ormone che mantiene costante la glicemia nel sangue infatti, tra i fattori tipici di questa situazione c'è l'iperinsulinismo determinato da insulino resistenza. Vale a dire che l'insulina viene prodotta ma risulta inefficace, non riesce ad abbassare la glicemia, il che spinge il pancreas a produrre ancora insulina in un circolo vizioso che non solo porta all'aumento di peso, ma al tempo stesso stimola la produzione di ormoni sessuali maschili sostenendo così, la causa della patologia.
Nell'ovaio micropolicistico si ha uno squilibrio tra ormoni sessuali femminili e ormoni sessuali maschili, con netta predominanza di questi ultimi. Ciò determina innanzitutto evidenti irregolarità del ciclo mestruale, che può essere assente per diversi mesi fino ad infertilità. In più determina spesso la comparsa di caratteristiche sessuali maschili, quali l'ipertricos, l'irsutismo, l'acne, l'alopecia e sopratutto l'aumento di peso.
Ovviamente il primo approccio deve essere medico, una volta stabilita con lui la necessità o meno di una cura farmacologica, si può pensare di affrontare un discorso nutrizionale. Per questo dobbiamo partire da due punti fondamentali: l'iperandrogenismo e l'iperinsulinismo; quindi seguire una dieta ipocalorica e a basso indice glicemico, ridurre la carne rossa e i suoi derivati, i formaggi perchè ricchi di grassi ma anche di zuccheri (es.lattosio) che ancora incidono sull'indice glicemico. A tutto ciò è bene associare una buona attività fisica.
Perdere peso in caso di sindrome dell'ovaio micropolicistico è molto importante ma deve spezzare il circolo vizioso che si crea tra il grasso corporeo e l'insulina. Sovrappeso o obesità e iperinsulinismo possono essere l'uno la causa dell'altro, perchè l'insulina è un ormone che fa aumentare la massa grassa, e questo aumento stimola ulteriormente l'aumento di peso.
Naturalmente, la prima cosa da fare è ridurre l'apporto calorico, scegliendo cibi con un basso indice glicemico (IG) associando alimenti ricchi di carboidrati comlessi e sopratutto ricchi di fibra; praticamente prodotti integrali. Eliminare gli zuccheri semplici e tutti quei prodotti di cui sono pieni i supermercati: biscotti, merendiene, snacks in generale, bevande dolci e gassate, pane affettato e confezionato.
Naturalmente deve essere una dieta molto ricca di verdura, meglio se cruda, frutta, tra la meno dolce, cereali integrali: farro, avena, orzo, kamut e legumi perchè ricchi di fitoestrogeni sopratutto la soia che oggi viene lavorata per produrre una grande varietà di prodotti, preferire la carne bianca, ed è possibile mangiare massimo due uova a settimana.
ESEMPIO DIETA PER L'OVAIO MICROPOLICISTICO:

Colazione: 200 ml. di latte di soia arricchito con calcio, con 30 gr. di cereali integrali o 25 gr. di fette biscottate integrali o 40gr. di pane integrale;
Spuntino: 200 gr. di mela;
Pranzo: 60 gr. di zuppa di grano farro, 100 gr. di petto di pollo, un contorno di verdura cotta e delle cruditè + 15 gr. di olio d'oliva;
Spuntino: Yogurt parzialmente scremato e 100 gr. pesca (se siamo in periodo estivo);
Cena: Spigola 200gr. (il pesce ricco di iodio stimola il metabolismo) con contorno di melanzane grigliate e cruditè + 15 gr. di olio di oliva.
Sarebbe utile aggiungere alle insalate dei germogli di soia e qualche mandorla non tostata. In oltre è opportuno scegliere verdure diuretiche per eliminare l'accumulo di liquidi: agretti, asparagi, carciofo crudo, cavolfiore crudo, cetriolo, cicoria, cipolla cruda, finocchio, fragola, indivia belga, puntarelle, ecc.
Nell'ovaio micropolicistico si ha uno squilibrio tra ormoni sessuali femminili e ormoni sessuali maschili, con netta predominanza di questi ultimi. Ciò determina innanzitutto evidenti irregolarità del ciclo mestruale, che può essere assente per diversi mesi fino ad infertilità. In più determina spesso la comparsa di caratteristiche sessuali maschili, quali l'ipertricos, l'irsutismo, l'acne, l'alopecia e sopratutto l'aumento di peso.
Ovviamente il primo approccio deve essere medico, una volta stabilita con lui la necessità o meno di una cura farmacologica, si può pensare di affrontare un discorso nutrizionale. Per questo dobbiamo partire da due punti fondamentali: l'iperandrogenismo e l'iperinsulinismo; quindi seguire una dieta ipocalorica e a basso indice glicemico, ridurre la carne rossa e i suoi derivati, i formaggi perchè ricchi di grassi ma anche di zuccheri (es.lattosio) che ancora incidono sull'indice glicemico. A tutto ciò è bene associare una buona attività fisica.
Perdere peso in caso di sindrome dell'ovaio micropolicistico è molto importante ma deve spezzare il circolo vizioso che si crea tra il grasso corporeo e l'insulina. Sovrappeso o obesità e iperinsulinismo possono essere l'uno la causa dell'altro, perchè l'insulina è un ormone che fa aumentare la massa grassa, e questo aumento stimola ulteriormente l'aumento di peso.
Naturalmente, la prima cosa da fare è ridurre l'apporto calorico, scegliendo cibi con un basso indice glicemico (IG) associando alimenti ricchi di carboidrati comlessi e sopratutto ricchi di fibra; praticamente prodotti integrali. Eliminare gli zuccheri semplici e tutti quei prodotti di cui sono pieni i supermercati: biscotti, merendiene, snacks in generale, bevande dolci e gassate, pane affettato e confezionato.
Naturalmente deve essere una dieta molto ricca di verdura, meglio se cruda, frutta, tra la meno dolce, cereali integrali: farro, avena, orzo, kamut e legumi perchè ricchi di fitoestrogeni sopratutto la soia che oggi viene lavorata per produrre una grande varietà di prodotti, preferire la carne bianca, ed è possibile mangiare massimo due uova a settimana.
ESEMPIO DIETA PER L'OVAIO MICROPOLICISTICO:

Colazione: 200 ml. di latte di soia arricchito con calcio, con 30 gr. di cereali integrali o 25 gr. di fette biscottate integrali o 40gr. di pane integrale;
Spuntino: 200 gr. di mela;
Pranzo: 60 gr. di zuppa di grano farro, 100 gr. di petto di pollo, un contorno di verdura cotta e delle cruditè + 15 gr. di olio d'oliva;
Spuntino: Yogurt parzialmente scremato e 100 gr. pesca (se siamo in periodo estivo);
Cena: Spigola 200gr. (il pesce ricco di iodio stimola il metabolismo) con contorno di melanzane grigliate e cruditè + 15 gr. di olio di oliva.
Sarebbe utile aggiungere alle insalate dei germogli di soia e qualche mandorla non tostata. In oltre è opportuno scegliere verdure diuretiche per eliminare l'accumulo di liquidi: agretti, asparagi, carciofo crudo, cavolfiore crudo, cetriolo, cicoria, cipolla cruda, finocchio, fragola, indivia belga, puntarelle, ecc.
martedì 26 agosto 2014
I BENEFICI DELLA DIETA MEDITERRANEA: il caso della Signora M.P.C.
Quando ho chiesto alla signora M.C. l'autorizzazione a raccontare i risultati raggiunti rivedendo la sua alimentazione, non solo è stata d'accordo ma mi ha addirittura esortata a farlo, sopratutto perchè consapevole di quanto serie fossero le sue condizioni a cui era ormai giunta.
La storia clinica della signora ha inizio molto presto: appendicectomia all'età di 22 anni, menopausa chirurgica all'età di 39 anni, istero-annessiectomia per fibromatosi uterina.
La signora riferisce di aver scoperto di soffrire di diabete mellito (alimentare) all'età di 40 anni, sempre nello steso periodo subisce un intervento di tiroidectomia per gozzo multinodulare con esame istologico negativo.
Nel febbraio del 2010 subisce un'angioplastica per cardiopatia ischemica. Dal 2011 comincia terapia farmacologica per il diabete con metformina e liraglutide, ma riferisce effetto neutro sul peso, che nel frattempo era andato in costante aumento. Nel febbraio 2011 le riscontrano placche ateromatose, nel giugno 2011 viene ricoverata in UO di rianimazione per edema polmonare acuto e focolaio broncopneumonico
Nel giugno 2013 ultimo ricovero con diagnosi di accettazione di "diabete scompensato e nefropatia", peso di 92.5 kg, altezza 159 cm B.M.I 36.59 obesità di secondo grado.
I valori clinici che più meritavano attenzione erano senza alcun dubbio la glicemia elevata l'emoglobina glicosilata HBA1_c pari 13%, trigliceridi 331, creatinina 1,5 AER 772. A quel punto nel giugno del 2011 si ricovera per scompenso glico-metabolico ed approfondimenti diagnostici relativi alla funzionalità renale. A metà luglio sempre del 2013 i valori migliorano tranne la microalbuminuria che ha valore di 665, quindi molto alta. Dall'ecografia in oltre risulta l'evidenza di fegato e reni aumentati di volume. Naturalmente al momento della dimissione insieme all'assegnazione della dovuta terapia farmacologica le hanno ribadito più volte che era fondamentale che seguisse una alimentazione più che personalizzata.
Così il 15/04/2014 ho avuto modo di conoscere la signora M.C. donna di una vitalità invidiabile consapevole della serietà del proprio stato di salute e fortemente decisa a venirne fuori. Dall'anamnesi nutrizionale risulta che la signora non mangia grandi quantità di pasta, e pane, non mangia dolci, ma concentra i farinacei piuttosto nel pasto serale. Non beve alcolici o sostanze zuccherine, ma è molto golosa di formaggi e simili, predilige la verdura cruda alla cotta perchè questa le provoca stipsi. Cammina quotidianamente per più di un'ora. Quindi: la situazione era abbastanza complicata perchè ogni patologia richiedeva la propria personalizzazione alimentare.
Ho cominciato considerando il diabete, cercando di compensarlo distribuendo in maniera più equa gli zuccheri complessi (amidi) naturalmente in forma integrale, perchè ricchi di fibre e con medio-basso indice glicemico. Niente patate o riso raffinato perchè ad alto indice glicemico. Infatti l'equilibrio glicemico incide in modo significativo sulla funzionalità renale, non a caso nel diabete i primi danni sono proprio a carico dei reni. Per quanto riguarda la nefropatia le proteine le abbiamo scelte con cura, riducendo drasticamente la carne rossa che affatica molto più il rene rispetto alla carne bianca o al pesce o addirittura alle uova. Anche i formaggi hanno subito una riduzione drastica sia nella quantità che nella qualità non tanto per le proteine quanto per l'eccesso di sali che determina ritenzione idrica e quindi aumento della pressione e sopratutto per la presenza di trigliceridi colesterolo e grassi saturi in generale che sarebbero andati ad ad affatticare il fegato già ingrossato.
Per quanto riguarda i legumi non abbiamo superato le due volte a settimana in quantità ben definite, perchè anche le proteine vegetali possono affaticare il rene, ma al tempo stesso aiutano ad ridurre l'assorbimento del colesterolo alimentare. Le verdure le abbiamo usate prevalentemente crude, perchè, al di là del fastidio delle verdure cotte sull'attività intestinale della signora, sono ipoproteiche, stimolano la digestione e l'intestino, favorendo i processi di disintossicazione anche a livello epatico. Nelle verdure crude tutti i componenti e i sali sono in diluizione ed equilibrio con la loro acqua di vegetazione, per cui favoriscono una diuresi naturale.
Il 17/06/2014 dopo aver perso 7 kg la signora A.C. ha ripetuto le analisi di laboratorio che hanno dato risultati sorprendenti sopratutto perchè la microalbuminuria è scesa da 665 a 96, l'emoglobina glicosilata dal 13% al 7,9% ed il profilo glicemico rilevato in questo periodo dalla stessa signora si è di molto abbassato. Ovviamente siamo solo all'inizio del lavoro entrambe ne siamo consapevoli, ma in tutto ciò di grande rilevanza è l'informazione che ad ogni incontro io cerco di fare, perchè l'unico modo per mantenere i risultati è la consapevplezza e questa passa attraverso la conoscenza.
I valori clinici che più meritavano attenzione erano senza alcun dubbio la glicemia elevata l'emoglobina glicosilata HBA1_c pari 13%, trigliceridi 331, creatinina 1,5 AER 772. A quel punto nel giugno del 2011 si ricovera per scompenso glico-metabolico ed approfondimenti diagnostici relativi alla funzionalità renale. A metà luglio sempre del 2013 i valori migliorano tranne la microalbuminuria che ha valore di 665, quindi molto alta. Dall'ecografia in oltre risulta l'evidenza di fegato e reni aumentati di volume. Naturalmente al momento della dimissione insieme all'assegnazione della dovuta terapia farmacologica le hanno ribadito più volte che era fondamentale che seguisse una alimentazione più che personalizzata.
Così il 15/04/2014 ho avuto modo di conoscere la signora M.C. donna di una vitalità invidiabile consapevole della serietà del proprio stato di salute e fortemente decisa a venirne fuori. Dall'anamnesi nutrizionale risulta che la signora non mangia grandi quantità di pasta, e pane, non mangia dolci, ma concentra i farinacei piuttosto nel pasto serale. Non beve alcolici o sostanze zuccherine, ma è molto golosa di formaggi e simili, predilige la verdura cruda alla cotta perchè questa le provoca stipsi. Cammina quotidianamente per più di un'ora. Quindi: la situazione era abbastanza complicata perchè ogni patologia richiedeva la propria personalizzazione alimentare.
Ho cominciato considerando il diabete, cercando di compensarlo distribuendo in maniera più equa gli zuccheri complessi (amidi) naturalmente in forma integrale, perchè ricchi di fibre e con medio-basso indice glicemico. Niente patate o riso raffinato perchè ad alto indice glicemico. Infatti l'equilibrio glicemico incide in modo significativo sulla funzionalità renale, non a caso nel diabete i primi danni sono proprio a carico dei reni. Per quanto riguarda la nefropatia le proteine le abbiamo scelte con cura, riducendo drasticamente la carne rossa che affatica molto più il rene rispetto alla carne bianca o al pesce o addirittura alle uova. Anche i formaggi hanno subito una riduzione drastica sia nella quantità che nella qualità non tanto per le proteine quanto per l'eccesso di sali che determina ritenzione idrica e quindi aumento della pressione e sopratutto per la presenza di trigliceridi colesterolo e grassi saturi in generale che sarebbero andati ad ad affatticare il fegato già ingrossato.
Per quanto riguarda i legumi non abbiamo superato le due volte a settimana in quantità ben definite, perchè anche le proteine vegetali possono affaticare il rene, ma al tempo stesso aiutano ad ridurre l'assorbimento del colesterolo alimentare. Le verdure le abbiamo usate prevalentemente crude, perchè, al di là del fastidio delle verdure cotte sull'attività intestinale della signora, sono ipoproteiche, stimolano la digestione e l'intestino, favorendo i processi di disintossicazione anche a livello epatico. Nelle verdure crude tutti i componenti e i sali sono in diluizione ed equilibrio con la loro acqua di vegetazione, per cui favoriscono una diuresi naturale.
Il 17/06/2014 dopo aver perso 7 kg la signora A.C. ha ripetuto le analisi di laboratorio che hanno dato risultati sorprendenti sopratutto perchè la microalbuminuria è scesa da 665 a 96, l'emoglobina glicosilata dal 13% al 7,9% ed il profilo glicemico rilevato in questo periodo dalla stessa signora si è di molto abbassato. Ovviamente siamo solo all'inizio del lavoro entrambe ne siamo consapevoli, ma in tutto ciò di grande rilevanza è l'informazione che ad ogni incontro io cerco di fare, perchè l'unico modo per mantenere i risultati è la consapevplezza e questa passa attraverso la conoscenza.
lunedì 18 agosto 2014
Acqua, il nutriente più importante, ma è tutta uguale? Cosa bisogna sapere prima di bere?
Sembra strano, ma la sostanza più diffusa da sempre al mondo e che compone per il 70% il nostro corpo, è diventata oggetto di domande, studi, riflessioni, eppure la si può definire la sostanza più naturale che ci sia...o almeno così era una volta, più precisamente si trattava di "acqua alcalina Ionizzata". Spesso mi capita di sentirmi fare la domanda:" ma quanta acqua devo bere? E di quale tipo?
Queste domande nascono con la nostra "società del benessere". L'acqua pura di fonte ormai esiste solo nelle pubblicità, occorre farci una cultura per scegliere l'acqua adatta a noi o fidarci ancora dell'acqua del rubinetto in qualche modo trattata per garantire la nostra salute. L'acqua è vita, ogni reazione chimica che avviene nel nostro corpo avviene in presenza di acqua, veicola sostanze da eliminare o da assimilare...ma quali sono i veri nemici di una "buona acqua"? Al primo posto, paradossalmente l'essere umano perchè ha inquinato l'acqua dell'ambiente fuori da se, ma ha anche generato inquinamento dentro di se con un'alimentazione scorretta ed uno stile di vita ormai assolutamente sregolato.
Oggi consumiamo molte proteine e grassi di origine animale cosa che provoca nel nostro organismo una condizione detta di "acidosi", perchè le proteine, sopratutto quelle animali sono acide e sopratutto producono scorie acide (es. acido urico, più comunemente noto con il termine "gotta"). Cibi acidi sono: carne e derivati, pesce, latte e derivati, cereali raffinati, quindi pasta e prodotti da forno con farina bianca, zucchero raffinato, tra gli alimenti alcalinizzanti ci rimane poca roba: frutta, verdura e, possibilmente acqua alcalina ionizzata.
Ma dove si trova l'acqua alcalina ionizzata? In realtà si ottiene dall'acqua del rubinetto trattata con uno Ionizzatore Alcalino,vale a dire uno strumento elettromedicale che viene collegato alla rete idrica. Ma l'organismo come può compensare questa situazione fisiologicamente? Cerca di ridurre l'acidità che si è creata richiamando sali basici di calcio dalle ossa. Le ossa infatti hanno anche l'importantissima funzione fisiologica di mantenere l'equilibrio acido basico dell'organismo. Ovviamente alla fine di tale processo le ossa risultano impoverite di calcio e quindi più fragili. Nel caso in cui non sia possibile procurarsi acqua alcalina ionizzata, quali sono le caratteristiche di cui tener conto nella scelta dell'acqua?
Sicuramente il residuo fisso che consente di suddividere le acque in: minimamente mineralizzate, con residuo fisso non superiore a 50 mg/l, oligominerale o leggermente mineralizzata, con residuo fisso inferiore ai 500 mg/l, medio minerale, residuo fisso compreso tra 500 e 1500mg/l, ricca di sali minerali con residuo fisso superiore ai 1500mg/.
Queste domande nascono con la nostra "società del benessere". L'acqua pura di fonte ormai esiste solo nelle pubblicità, occorre farci una cultura per scegliere l'acqua adatta a noi o fidarci ancora dell'acqua del rubinetto in qualche modo trattata per garantire la nostra salute. L'acqua è vita, ogni reazione chimica che avviene nel nostro corpo avviene in presenza di acqua, veicola sostanze da eliminare o da assimilare...ma quali sono i veri nemici di una "buona acqua"? Al primo posto, paradossalmente l'essere umano perchè ha inquinato l'acqua dell'ambiente fuori da se, ma ha anche generato inquinamento dentro di se con un'alimentazione scorretta ed uno stile di vita ormai assolutamente sregolato.
Oggi consumiamo molte proteine e grassi di origine animale cosa che provoca nel nostro organismo una condizione detta di "acidosi", perchè le proteine, sopratutto quelle animali sono acide e sopratutto producono scorie acide (es. acido urico, più comunemente noto con il termine "gotta"). Cibi acidi sono: carne e derivati, pesce, latte e derivati, cereali raffinati, quindi pasta e prodotti da forno con farina bianca, zucchero raffinato, tra gli alimenti alcalinizzanti ci rimane poca roba: frutta, verdura e, possibilmente acqua alcalina ionizzata.
Ma dove si trova l'acqua alcalina ionizzata? In realtà si ottiene dall'acqua del rubinetto trattata con uno Ionizzatore Alcalino,vale a dire uno strumento elettromedicale che viene collegato alla rete idrica. Ma l'organismo come può compensare questa situazione fisiologicamente? Cerca di ridurre l'acidità che si è creata richiamando sali basici di calcio dalle ossa. Le ossa infatti hanno anche l'importantissima funzione fisiologica di mantenere l'equilibrio acido basico dell'organismo. Ovviamente alla fine di tale processo le ossa risultano impoverite di calcio e quindi più fragili. Nel caso in cui non sia possibile procurarsi acqua alcalina ionizzata, quali sono le caratteristiche di cui tener conto nella scelta dell'acqua?
Sicuramente il residuo fisso che consente di suddividere le acque in: minimamente mineralizzate, con residuo fisso non superiore a 50 mg/l, oligominerale o leggermente mineralizzata, con residuo fisso inferiore ai 500 mg/l, medio minerale, residuo fisso compreso tra 500 e 1500mg/l, ricca di sali minerali con residuo fisso superiore ai 1500mg/.
martedì 12 agosto 2014
Ancora una volta dalla terra un grande aiuto: il TRITORDEUM

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